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175 ANNI FA VENIVA FUCILATO UGO BASSI – MARTIRE DELLA LIBERTÀ

By on Agosto 8, 2024 0 31 Views

Andrea Gilli…se non ci fosse bisognerebbe inventarlo: leggete che attenta ricostruzione ha scritto per i lettori di Radio Cento oggi!

l’8 agosto 1949 (esattamente 175 anni fa) moriva fucilato all’altezza degli archi 66/67 del portico in cui oggi sorge la Torre di Maratona dello Stadio Renato Dall’Ara di Bologna, il centese Ugo Bassi.

Catturato dagli imperiali insieme a Giovanni Livraghi, che ne condivise la sorte, in quel di Comacchio, presso l’osteria della Luna alle ore 11,45 del 2 Agosto, vennero scortati dagli stessi a Bologna a villa Spada, quartier generale degli austriaci, dove giunsero alle ore 18:00 del 7 Agosto e rinchiusi nella vicina torretta medievale, nella tarda serata, attorno alle 22:00, Ugo Bassi ricevette la vista della sorella Carlotta. Dopo il colloquio con la sorella, sia Bassi che Livraghi vennero portati alle carceri della Carità in Via San Felice, presso la chiesa di S. Maria della Carità, per attendere la sentenza. Non si fece alcun processo: neppure sommario.

Il generale Gorzkowski volle ammonire con un “esempio” la popolazione a non far nulla in favore del “bandito” Garibaldi, di cui si erano perse le tracce.

Accusò Ugo Bassi di detenzione d’armi e il Livraghi, suddito austriaco, di diserzione e ordinò l’immediata fucilazione dei prigionieri. Si fece il tutto così velocemente perchè la Curia o i Barnabiti non dovevano avere il tempo per fare pressioni e salvare la vita ai due.

Poco prima delle 12:00 del giorno dopo, l’8 di agosto appunto, i due vennero prelevati dal carcere e ricondotti a Villa Spada, dove viene loro comunicata la condanna a morte, ricevendo i conforti religiosi, mentre loro diedero disposizioni di carattere testamentario.

Attorno alle 13:00 i condannati uscirono da Villa Spada con i ferri ai polsi, caricati su un carro militare, circondato e preceduto da soldati. Percorsero Via Saragozza fuori dalle mura; all’altezza degli archi 66-67 del portico venirono fatti scendere e fucilati nell’ adiacente podere Micheli.

Dopo la fucilazione, i corpi di Ugo Bassi e di Giovanni Livraghi vennero sepolti insieme, coperti con poca terra e qualche rudere, in una cavedagna (ovvero una strada o viottolo all’interno di un podere) del fondo Micheli, che nel 1849 si estendeva a cavallo dei portici che dal Meloncello conducevano alla Certosa, a valle della strada per il cimitero.

La fucilazione del padre Barnabita centese Ugo Bassi commosse profondamente il popolo e, già nel giorno successivo alla morte, il luogo dell’esecuzione fu meta di silenziosi pellegrinaggi pur impediti dalle truppe austriache.

La terra dove cadde il corpo senza vita venne raccolta per ricordo del martire e poesie, versi e canzoncine inneggianti al Bassi, iniziarono a circolare tra la gente.

In una corona di palme depositata sul luogo della fucilazione vi era un foglio con scritto:

Giace tra i morti

Il P. Ugo Bassi

Pregate Iddio!

Fu moschettato

da chi tradì

Italia e Dio.

Già il giorno dopo l’esecuzione, affisso di nascosto sulle colonne dei portici di Bologna e di Cento, apparve un piccolo manifesto di cui un esemplare è conservato nell’archivio arcivescovile di Bologna, che recitava:

Piangete la morte dell’immortale Ugo Bassi e il suo sangue grida vendetta. Tremate! Si tremate! O infami e scellerati tedeschi!

Per troncare definitivamente il «pellegrinaggio» al luogo della sepoltura, alla mezzanotte del 18 agosto 1849 la polizia pontificia esumò i due cadaveri e li trasportarono all’interno del Cimitero ed inumati in maniera occulta: quello di padre Bassi nel Recinto dei Sacerdoti, mentre quello di Livraghi nel Recinto dei militari.

I soldati imposero a Carlo Sibaud – custode della Certosa e a conoscenza dell’ubicazione delle tombe – di «non rivelare il luogo ove il Bassi era stato sepolto, con minaccia di punizione, e dovette dare anche la parola d’onore; ai becchini, invece, bastò l’essere minacciati di bastonate se avessero fiatato per convincerli al silenzio.

Nel mese di maggio del 1852, in occasione della discesa a Bologna dal monte della Guardia dell’immagine della B. V. di S. Luca, furono distribuiti santini della madonna portanti sul retro i seguenti versi:

Maria passando a quel calvario appresso

Ove Ugo Bassi fu condotto a morte

Lo benedici che di Cristo istesso

segui l’esempio, la virtù, la sorte.

All’ indomani della liberazione di Bologna dal doppio giogo austriaco e pontificio, il 15 giugno 1859, il canonico Giuseppe Brusa presentò istanza affinché alle spoglie di padre Bassi venisse dato «onorato sepolcro», ma solo nel luglio successivo si procedette all’ esumazione, su supplica della sorella Carlotta e il 6 o il 7 agosto si procedette alla ricollocazione dei resti mortali del barnabita, dopo le esequie nella Chiesa di San Girolamo, nella tomba della famiglia Bisi (in quanto Carlotta aveva sposato Giovanni Bisi), posta nella prima fila dall’ alto, verso la volta dell’ipogeo (n. 86).

Sulla lapide è incisa una semplice epigrafe: «UGO BASSI – MARTIRE DELLA LIBERTÀ».

Pochi giorni dopo, il 16 agosto 1859 Garibaldi renderà omaggio al suo compagno pronunciando un discorso davanti alla sua tomba.

Dall’ 8 Agosto 1940, con una cerimonia di propaganda organizzata dal regime, i suoi resti sono traslati dalla semplice sepoltura familiare all’interno del sacrario dei Caduti della Grande Guerra.

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