183 ANNI FA LA BENEDIZIONE DELLA TERRA UTILIZZATA PER IL CIMITERO DELLA CITTA’
Il nostro Andrea Gilli ha scoperto che…il 2 ottobre del 1841 veniva benedetto il terreno su cui sorse il Cimitero Comunale Monumentale di Cento.
LA STORIA
La storia del Cimitero Comunale Monumentale comincia allorquando una certa Rosa Govoni Leoni donò al Comune di Cento i mezzi per costruire un cimitero sul suolo ove sorgevano la Chiesa della Santissima Trinità e il convento dei padri Cappuccini costruiti alla fine del XVI secolo e demoliti nel 1816, tutto questo in cambio di un ufficio funebre da celebrarsi nell’anniversario della sua morte.
Nel 1839 iniziarono le pratiche per l’acquisto del terreno di proprietà di Domenico Paolo Brandioli e la mattina del 1° settembre 1841 cominciarono i lavori per la costruzione, secondo il progetto dell’architetto centese Stefano Ficatelli che riposa nel cimitero da lui ideato, come ricorda l’iscrizione ancor oggi leggibile sulla lapide della sua tomba.
Il 2 ottobre del 1841 il cardinale Carlo Opizzoni, arcivescovo di Bologna, presenziò alla posa della prima pietra della cappella e benedisse il terreno del camposanto appena iniziato ove il 12 novembre sempre di quell’anno, trovarono sepoltura i primi due cadaveri e precisamente: Giuseppe Savini di Faenza, carabiniere della Pontificia Brigata di stanza a Cento per gli uomini, ed Elisabetta Tassinari vedova Leprotti per le donne.
IL CIMITERO
Il cimitero è costituito da una cancellata centrale d’accesso a tre entrare a cui si giunge percorrendo l’affascinante lungo viale i cui alberi hanno sempre rappresentato motivo di attrazione e godimento per i centesi; nel 1841 furono piantati degli imponenti platani che via via furono sostituiti da altre essenze legnose: gli ultimi di cui abbiamo il ricordo, sono i famosi “Albaròn dal Zimitéri” piante gigantesche che furono abbattute negli anni trenta. Di fronte ai tre cancelli sorge il tempietto a struttura cilindrica e di stile dorico, sormontato da una cupola e dedicato al Crocifisso; la cupola e l’ampio porticato davanti all’entrata, furono restaurati negli anni ’50 da alcuni privati che eseguirono i lavori a proprie spese; in quell’occasione l’intradosso della cupola fu completamente decorato da affreschi ad opera del centese Evaristo (Vincenzo) Govoni che ritrasse, per dare volto alle figure rappresentate, amici, conoscenti o personaggi del luogo.
Il progetto iniziale del Ficatelli prevedeva anche l’erezione di una alta torre funebre che non fu mai costruita. Fino alla metà degli anni venti i pilastri dei cancelli erano sormontati da gigantesche sculture che rappresentavano gruppi di angeli, furono tolti perché il materiale di gesso, con cui erano costruiti, si deteriorò irrimediabilmente. I cancelli e la chiesa sono congiunti da due spaziosi portici a colonne che si sviluppano a semicerchio e danno al cimitero un aspetto classicheggiante: le colonne, che sono centoquattro, delimitano altrettanti depositi gentilizi riservati ai defunti delle più antiche e conosciute famiglie centesi e sono anch’essi di stile dorico. Ed ora qualche parola sui monumenti funebri che sorgono numerosi nelle diverse tombe di famiglia: alcuni di questi sono vere opere d’arte premiate alle diverse esposizioni e scolpite nel marmo dai più prestigiosi scalpelli dell’epoca, prime fra tutti quello del celebre centese Stefano Galletti. Ricordiamo fra i suoi più significativi: “il Redentore”, della famiglia Filipetti, premiato all’esposizione di Parigi: “La Pittura” raffigurata da una donna che ammira se stessa allo specchio e che si trova nel deposito mortuario del pittore Alessandro Candi “L’addolorata” che abbellisce il sepolcro della Compagnia dei Sacchi: “L’Ezechiele” che resuscita i morti, premiato all’Esposizione di Londra, costruito per conto della famiglia Bagni: un bassorilievo del “‘Divino Maestro” che accarezza i pargoli, per conto dell’Avvocato Andrea Monari: altre opere dello scultore Stefano Galletti si trovano sulle tombe delle famiglie Carpeggiani, Cavalieri, Conti Chiarelli, Verdi. Oltre al Galletti, altri scultori emeriti hanno abbellito di statue il nostro cimitero; ricordiamo fra questi: Cincinnato Baruzzi (gruppo di tre figure esprimenti la carità per conto dei Marchesi Rusconi); Carlo Monari che ha curato il Mausoleo del Marchese Cavriani”; Cesare Osti che ha raffigurato la “Fedeltà” nel deposito gentilizio dei Falzoni Gallerani; Mallarini che ha scolpito la tomba della Famiglia Longhi. Opere minori, ma sempre significative, si trovano collocate nei sepolcri delle famiglie Berti, Tiazzi, Ballotta, Govi, Facchini, Pirani, Giordani, Masotti, mentre le innumerevoli epigrafi ed iscrizioni, che si trovano incise sulle lapidi e sui monumenti, son dovute ad illustri epigrafisti quali: Marenghi, Sanfelice, Mancinelli, Corazzari, Schiassi, Atti, Orsini, Rusconi, Amadei, Lodi, Facchini, e tanti altri.
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