384 ANNI FA MORIVA MARCELLO PROVENZALI
Era il 4 Giugno del 1639 quando a Roma, finiva la sua vita terrena, nel palazzo Borghese in Campo Marzio, Marcello Provenzali.
Nato a Cento da Melchiorre e da Maria Conforti, il ritrovamento dell’atto di battesimo presso l’Archivio parrocchiale della Collegiata di San Biagio di Cento ne certifica la data di nascita avvenuta l’8 gennaio del 1576 (la famiglia vantava origini da un mitico avo di nome Provenço), nulla si sa della sua preparazione artistica che è ipotizzabile sia stata arricchita frequentando i vari pittori locali.
Nato a Cento da Melchiorre e da Maria Conforti, il ritrovamento dell’atto di battesimo presso l’Archivio parrocchiale della Collegiata di San Biagio di Cento ne certifica la data di nascita avvenuta l’8 gennaio del 1576 (la famiglia vantava origini da un mitico avo di nome Provenço), nulla si sa della sua preparazione artistica che è ipotizzabile sia stata arricchita frequentando i vari pittori locali.
Le poche informazioni che ci derivano della prima attività di Provenzali, sono comunque abbastanza tardive, e sostengono che, dopo essersi formato in pittura a Cento e una supposta formazione a Venezia dove “incontra” l’arte musiva applicata con successo alla decorazione della basilica di San Marco rimanendone talmente affascinato da decidere di dedicarsi unicamente a tale tecnica, si trasferisce a Roma. Giunto a Roma in epoca indefinita, invitato dal concittadino Paolo Rossetti e per interessamento del papa bolognese Gregorio XIII Boncompagni, Provenzali ottenne il suo primo incarico documentabile e davvero prestigioso nel 1600, per la realizzazione degli angeli che sostengono la corona e la palma del martirio accanto al tondo di San Giovanni Evangelista nella cupola centrale di San Pietro che si andava decorando sulla base di cartoni di Cristoforo Roncalli.
Tornato a Cento vi rimase alcuni anni prima di rientrare e stabilirsi definitivamente a Roma (era il 1607), è presto ritenuto l’inventore di una tecnica più perfetta nell’arte del mosaico e riceve commissioni da principi e signori romani.
Eseguì numerosi lavori a mosaico in San Pietro (Cappella Gregoriana, Clementina e Cupola), interpretando con un proprio linguaggio artistico i cartoni del Muziano, del Roncalli e del Cavalier d’Arpino; si ammirano nella Cappella Gregoriana: “l’Annunziata” e i profeti “Ezechiele e Isaia”; in quella Clementina: la “Visitazione a S. Elisabetta”, “Malachia” e “Daniele” e nella Cupola (al centro): “Il Padre Eterno benedicente” Su cartoni del Cavalier d’Arpino eseguì negli anni 1610,1611,1612 i mosaici dei tre Santi, Giovanni Evangelista, Andrea e Filippo, immortalandone le immagini sulla volta grande della Cupola di S. Pietro di Michelangelo;
di queste opere esistono nei registri d’Archivio minute annotazioni sulle date di esecuzione e sui pagamenti (ad esempio il mosaico di S. Andrea fu realizzato dall’ 11 novembre al 23 dicembre 1611 e pagato nelle liste di quell’anno con riferimento al volume 198). Moltissime altre furono le opere eseguite dal Provenzali in modo particolare i quadretti di mosaico chiamati “da cavalletto”, particolarmente graditi dal suo protettore Cardinale Scipione Borghese (nipote di Paolo V) che era intento a costruire e arricchire di capolavori la Galleria di Villa Borghese: tra questi si ricorda il ritratto di Paolo V “Questo ritratto formò lo stupore del suo secolo, non avendo quelli che furono prima di lui, lasciata un’opera migliore di questa, che sola sarebbe stata bastevole per rendere singolare il suo merito” Così il citato suo biografo (Giovanni Baglione). Il successo ottenuto da quella Galleria fu tale che il Cardinale Borghese dal 1626 in avanti, lo chiamò ad abitare a Palazzo Borghese come componente della famiglia e gentiluomo: nell’anno 1616 gli fu concesso il godimento di un feudo in territorio di Ferrara.
Il 4 giugno 1639, all’età di 64 anni passò a miglior vita, come risulta dall’atto di morte che informa ove fu sepolto: nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina. San Lorenzo in Lucina è una basilica di Roma sita nel Rione Colonna, non lontano da Montecitorio.
A Cento restano di lui tre opere: due dipinti “La Trasfigurazione di Cristo” in San Biagio e “Cristo orante nell’orto” in Pinacoteca ed un suo busto di bronzo, collocato nel portico di accesso laterale alla Collegiata di San Biagio. Tale busto, che non risulta essergli mai stato attribuito, pare che fu scolpito dal Provenzali stesso un anno prima di morire il che è certificato da una piccolissima iscrizione sul piede del busto e fu collocato nell’attuale sede dagli eredi, rilevabile dall’epigrafe sottostante e confermato da un prezioso manoscritto di Orazio Camillo Righetti nato Dondini.
Palazzo Provenzali, oggi di proprietà Benazzi, prospetta, al civico 6 di via Provenzali, interessante ne è l’architettura che offre sulla via una linea di finestre tradizionali, tra le quali spicca un elegante balconcino mistilineo in scultura settecentesca. Un ampio portone immette nell’atrio, pavimentato misto cotto e sassi di fiume, che porta al bel giardino interno di gusto romantico, e, a sinistra, l’elegante scalone che, nonostante le manomissioni del secolo scorso, presenta ancora chiare impronte dell’architettura bolognese del XVII secolo.
Casa Povenzali è famosa – come ricorda il Malvasia – per i fregi che il Guercino dipinse assieme ai suoi allievi nel 1614 raffiguranti le gesta mitiche di Provenco, valoroso ed eroico centurione al seguito di Giulio Cesare, antenato della Famiglia Provenzali; è molto probabile che sia stato il nobile Alberto Provenzali, fratello del grande pittore e mosaicista Marcello Provenzali, ad affidare al giovane Guercino la decorazione di una sala nella propria casa.
Casa Povenzali è famosa – come ricorda il Malvasia – per i fregi che il Guercino dipinse assieme ai suoi allievi nel 1614 raffiguranti le gesta mitiche di Provenco, valoroso ed eroico centurione al seguito di Giulio Cesare, antenato della Famiglia Provenzali; è molto probabile che sia stato il nobile Alberto Provenzali, fratello del grande pittore e mosaicista Marcello Provenzali, ad affidare al giovane Guercino la decorazione di una sala nella propria casa.
CONCLUSIONI EDITORIALI
Via Provenzali, già via grande, se la si cerca sui totem stradari posti agli ingressi della città non la si trova, con grave colpa venne omessa.
I totem vennero realizzati dalla passata amministrazione (Sindaco Toselli) ma anche l’assessorato alla cultura attuale, in oltre un anno, non ha posto alcun rimedio a tale mancanza.
grazie ad Andrea Gilli per il contributo storico