VICINI (Centese doc) INDISCUSSO PROTAGONISTA DEI MOTI DEL 1800
Era il 12 gennaio del 1845 quando a Massa Lombarda (RA) moriva Giovanni Vicini: indiscusso protagonista dei moti del 1831.
Nato a Cento il 20 giugno 1771 da Giuseppe e da Caterina Walter frequentò il Seminario Clementino locale per seguire gli studi di lettere e filosofia poi, seguendo le sue inclinazioni, frequentò l’università di Bologna, laureandosi in giurisprudenza.
Nella casa ove nacque, (oggi via Olindo Malagodi) murata in facciata, si legge questa epigrafe:
Nacque in questa casa
Giovanni Vicini
celeberrimo giureconsulto
Presidente
prima della Repubblica Cispadana
poi del Governo
delle Provincie Unite Italiane
ed olocausto dell’Italica Libertà
n. il 15 giugno 1771
m. il 12 gennaio 1845
La sua entrata in politica coincise con l’arrivo dei francesi a Bologna, nel 1796, sostenendo le idee di Napoleone e dopo la nascita della Repubblica Cispadana, rappresentò, con altri due concittadini il dottor Francesco Salvi e Michele Majocchi, la città di Cento, al congresso di Reggio Emilia (27 dicembre 1796); congresso dei rappresentanti dei governi di Bologna, Modena, Ferrara e Reggio con lo scopo di costituire una repubblica “una e indivisibile”.
A quel congresso, che fu la prima assemblea politica italiana, si votò la proposta di Giuseppe Compagnoni di Lugo di adottare come bandiera cispadana il tricolore verde, rosso e bianco. Successivamente venne nominato da Napoleone stesso segretario generale del governo cisalpino, giudice e consigliere di revisione e cassazione per la Lombardia.
Dopo la caduta dell’impero napoleonico, 1815, si allontanò dalla politica dedicandosi alla famiglia, agli studi e alla sua professione forense.
Nemico dell’ingiustizia e dell’iniquità, avrà momenti difficili, come quando si schiererà apertamente in favore degli Ebrei perseguitati, va ricordato l’opuscolo Causa di simultanea successione di cristiani e di ebrei ad intestata eredità di un loro congiunto, pubblicato nel 1827 in cui si espresse a favore della parità di diritti tra ebrei e cristiani nel diritto di successione.
Ormai sessantenne, si riavvicinò alla politica in occasione della sua elezione a presidente del Governo Provvisorio di Bologna e provincia nel febbraio 1831; in quella veste, dichiarò cessato il potere temporale del Papa sul territorio bolognese.
In seguito venne eletto presidente della Commissione provvisoria del Governo delle Province Unite Italiane dall’Assemblea dei Notabili.
Con la resa di Ancona del 26 marzo 1831 terminò l’esperienza delle Province Unite Italiane e fu costretto ad andare in esilio prima in Corsica poi a Marsiglia insieme al figlio, Timoteo.
Tornato in Italia, si stabilì a Porretta Terme dove sposò in seconde nozze Catterina Agostini.
Alla fine del 1835 fu allontanato da Porretta e si stabilì a Massa Lombarda sotto la rigorosa sorveglianza del cardinale Giuseppe Ugolini.
Durante il soggiorno a Massa Lombarda scriverà, tra l’altro: “Spogliato di un ricco patrimonio, che possedevo, privo da undici anni di una pensione vitalizia di venti scudi mensili, che mi veniva pagata dal pubblico tesoro, inabilitato col fatto al libero esercizio della mia professione, segregato da tutto il consorzio dei viventi senza poter provvedere a tutto ciò che occorre per vivere; ridotto infine all’ultima disperazione del vero interdetto d’acqua e di fuoco e posto interamente, quasi come cane idrofobo, fuori della legge, io giungo talvolta a desiderare che il pugnale di un vile sicario, mosso da odio feroce e da vendetta partigiana, venga a por fine di un colpo ad ogni sofferenza e ad ogni travaglio”.
Morirà il 12 gennaio del 1845 in povertà; le sue spoglie restarono anonime fino al 1864 quando il sindaco di Massa Lombarda, Eugenio Bonvicini, decise di dedicargli un piccolo monumento funebre nel cimitero locale.
L’epigrafe così lo ricorda: Monumento decretato dal Municipio di Massa Lombarda a onoranza di Giovanni Vicini centese. Celebre giureconsulto, oratore sapiente magniloquo, triumviro della cisalpina republica, filopatrida ardentissimo che nel MDCCCXXXI in Bologna vivificò l’italica libertà che da esoso potere respinta a lui recava persecuzione e bando, e dalla Gallia alle natie contrade venuto, ebbe carcere di proscritto l’Alpe porrettana. Poscia questa terra ospitale che dolorosamente ricorda, il XII gennaio MDCCCXLV ultimo di tanta preziosa vita. nacque il XX giugno MDCCLXXI”.
grazie ad Andrea Gilli per le ricerche storiche