11 APRILE 1980: PAPA WOJTYLA ELEVA LA CHIESA DI SAN BIAGIO A BASILICA
Con il Breve Apostolico “Legitimum atque iustum datato 11 aprile 1980 il Papa Giovanni Paolo II eleva la collegiata di S. Biagio alla dignità di Basilica Pontificia Minore.
La parola «basilica» indicava nell’epoca romana un tipo di costruzione di grandi proporzioni, di forma rettangolare, con copertura o a cassettoni o a volte, divisa in tre o cinque navate, che serviva per usi civili, pubblici o privati. L’Imperatore Costantino trasformò alcuni di questi edifici in chiese cristiane adattandoli all’uso liturgico. Le basiliche si suddividono in maggiori e minori. Le basiliche aventi il titolo di maggiori sono originariamente quattro: S. Giovanni in Laterano, S. Pietro. S Paolo e S. Maria Maggiore, tutte in Roma. In seguito sono state ad esse equiparate S. Lorenzo in Roma, e S Francesco e S. Maria degli Angeli in Assisi. Ad altre chiese è concesso il titolo di Basiliche Minori; tale concessione può venire solo dal Papa.
Nell’arcidiocesi di Bologna le basiliche minori erano tutte dentro la città di Bologna; la prima chiesa a cui è stato concesso lo stesso titolo fuori della città è la nostra San Biagio.
Perché una chiesa possa avere questo titolo occorrono alcune condizioni fondamentali, quali l’antichità della chiesa stessa e il suo valore artistico, l’importanza della sua storia religiosa, il pregio e l’abbondanza delle sacre suppellettili e il fatto che sia stata solennemente consacrata, tutte condizioni che San Biagio ha.
Le origini della chiesa di San Biagio
Una chiesa dedicata ai Santi Biagio e Severino è attestata a Cento già nell’XI secolo, data che troverebbe conferma in una lapide murata nel presbiterio della chiesa che indicherebbe la data del 1045 quale presenza di una primitiva chiesa romanica. Dal XII secolo rimase solo l’intitolazione a san Biagio.
Meno di un secolo dopo la chiesa ebbe il suo campanile, nel 1378 II cardinale Filippo Carafa della Serra vescovo di Bologna, con decreto «Sanctorum Canonum conditores» separò i due territori di Cento e della Pieve e le relative chiese, concedendo a S Biagio il titolo di matrice e la dotò del fonte battesimale e, a partire dal 1390, fu di nuovo ampliata e ristrutturata secondo forme tardo-gotiche.
All’inizio del Quattrocento la chiesa si presentava ad unica navata con abside poligonale; nuovi lavori vennero eseguiti nel 1566 quando fu aggiunta una navata laterale; nel 1586 Il cardinale Gabriele Paleotti ad istanza del Comune di Cento e con l’assenso del duca di Ferrara Alfonso II d’Este con il decreto “Superna disposizione” la eresse in Collegiata e nel 1603 (9 agosto) II papa Clemente VIII, con Bolla “Super Beati Petris Apostolorum Cathedram”, data in Santa Maria Maggiore la dichiara “Insigne”.
L’intervento senz’altro più rilevante per consistenza, mezzi e artisti impegnati è quello che vede la riedificazione integrale della chiesa tra il 1730 e il 1745 sotto la supervisione dell’architetto bolognese Alfonso Torreggiani che trasformò l’antica struttura in un edificio imponente di matrice barocca con reminiscenze rinascimentali.; la larga aula settecentesca riuscì ad armonizzarsi con le navate seicentesche mostrando la grande attenzione rivolta dall’architetto per i valori spaziali interni.
Nella conca absidale, all’interno di una preziosa cornice in stucco, campeggia la grande tela realizzata da Antonio Rossi nel 1751 rappresentante la Madonna col Bambino in gloria e i Santi Biagio e Michele Arcangelo.
Il 19 dicembre del 1754 il Papa Benedetto XIV con la bolla «Apostolicae Sedis Maiestatis» elevò Cento al rango di città per l’amore che egli portava ad un luogo a lui particolarmente caro e ricco di memorie, ma soprattutto per la stima e l’amicizia che lo legavano al suo arciprete Girolamo Baruffaldi; venne celebrata in San Biagio la solenne cerimonia di ringraziamento e nell’occasione fu innalzata a cura del Comune la cattedra vescovile nel presbiterio della chiesa. Pochi anni dopo, tra il 1760 e il 1762, l’architetto centese Cavalieri eresse il nuovo campanile non più adiacente il corpo della chiesa, come il precedente, ma come struttura autonoma, rivolta internamente verso la «via Grande», l’attuale via Matteotti; allo stesso Cavalieri sono da ricondurre anche il corridoio porticato all’ingresso laterale della chiesa e la ristrutturazione della piazzetta antistante la facciata.
Era il 20 ottobre del 1764 quando il cardinale Vincenzo Malvezzi, arcivescovo di Bologna, consacrò solennemente la Collegiata di S. Biagio. L’avvenimento è ricordato in una grande lapide murata sulla porta centrale nella facciata interna.
San Biagio fu visitata da ben cinque Papi: nel 1438 da Eugenio IV, nel 1511 da Giulio II, nel 1598 da Clemente Vili, nel 1786 da Pio VI, nel 1857 da Pio IX. Anche il Cardinale Lambertini, poi divenuto Papa Benedetto XIV (1730), restò sempre molto legato alla Chiesa di San Biagio cui devolse vari fondi e fece dono del coro ligneo e della pala absidale. La Collegiata è ricca di lapidi e busti marmorei di grande pregio, oltre che di dipinti famosi tra i quali si ricordano: “San Pietro riceve le chiavi da Cristo (La cattedra di San Pietro)” del Guercino (copia), “San Carlo Borromeo in orazione” pure del Guercino, “La trasfigurazione di Gesù” di Marcello Provenzali e la “Nascita della Vergine” di Bartolomeo Cesi. Famoso è anche il Crocifisso in legno del 1400.
Grazie ad Andrea Gilli per il prezioso contributo storico