GHERARDO MONARI: NAVIGATORE ED ESPLORATORE D’AFRICA
Nel 1848 il già maturo Andrea Monari, di anni 47, avvocato che oltre a esercitare con successo la professione era ricco proprietario terriero, convolò a nozze con la bella ventiduenne Orsola Guaraldi; dalla loro unione nacque il 30 ottobre del 1858, nel bel palazzo di via Ugo Bassi, Gherardo Monari.
A soli sei anni Gherardo rimane orfano di padre ma grazie alle considerevoli risorse economiche e all’ aiuto di uno zio paterno, supera il momento critico e riceverà quella guida e quell’ educazione che la sua condizione sociale pretendeva. Terminati il liceo, svolto a Bologna e Modena, Gherardo conseguirà il diploma di capitano marittimo, dimostrando fin da subito il gusto per i viaggi e l’avventura.
Una delusione d’amore e sedotto da lusinghe di politici interessati lo porteranno, nel 1882, ad accettare di partecipare, e finanziare in gran parte, ad una spedizione in Africa. Alla spedizione, comandata da Gustavo Bianchi, parteciparono anche Augusto Salimbeni e Cesare Diana. La partenza avvenne il 27 gennaio 1883 da Napoli con destinazione Aden sul piroscafo China,
In possesso di mezzi rilevanti e di molto denaro, gli esploratori dovevano individuare una via di comunicazione tra l’Abissinia settentrionale e la baia di Assab (città portuale Eritrea acquistata dall’ esploratore Giuseppe Sapeto per conto della società di navigazione Rubattino (in realtà una copertura del Governo Italiano che intendeva così incominciare il colonialismo italiano in Africa Orientale) attraverso il territorio della Dancalia, oltre ad insediare una stazione commerciale e far costruire un ponte sull’Abbai. Ma i problemi si rivelarono già dall’inizio di varia natura: prima la stagione delle piogge costrinse i viaggiatori a retrocedere, poi il tradimento dei Danakili portò all’ eccidio. Monari, come i compagni di viaggio, venne trucidato in una località detta Rocococè nel paese di Mohamed Anfari d’Aussa nella notte tra il 7 e l’8 ottobre del 1884.
A Gherardo Monari Cento ha dedicato una breve via, da via Vicini a viale della Libertà nonché un’epigrafe oggi non più visibile in quanto all’ interno del Municipio di fronte allo scalone d’onore.