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MARCELLO PROVENZALI: UN CENTESE IN VATICANO!

By on Gennaio 8, 2024 0 97 Views
Accadeva l’ 8 Gennaio di 448 anni fa
Nacque in Cento da Marchione e Maria Bussi Marcello Provenzali, fu battezzato nella parrocchia di San Biagio l’8 gennaio del 1576 (APSB, Battesimi, c.27v).
Ancora giovane si dedicò alla pittura.
 
Con l’aiuto prezioso di Andrea Gilli ripercorriamo le tappe della sua esistenza….
Poco si sa della sua vita e della sua carriera artistica fino al 1600 quando lo si trova già a Roma a lavorare nella Basilica di San Pietro con Paolo Rossetti che gli fece apprendere l’arte del mosaico ed in modo particolare la nuova tecnica come supporto nella applicazione delle tessere musive.
 
Per tutti i lavori in San Pietro, dai dati dell’Archivio della Reverenda Fabbrica, si può precisare non solo la data della loro esecuzione ma anche l’attribuzione sicura delle opere.
Nel 1600 partecipò con Paolo Rossetti e Lodovico Martinelli all’ esecuzione dei mosaici dei pennacchi della cupola grande, realizzando gli angeli ed altri elementi decorativi che si trovano intorno ai tondi contenenti le figure degli Evangelisti.
Nel 1601-1602 fece le figure di Sant’Ambrogio e di Daniele e i leoni nella Cappella Clementina.
Negli anni 1605-1606 fino alla tarda estate del 1607, per la sospensione dei lavori in San Pietro a Roma, ritornò a Cento dove dipinse la Trasfigurazione, firmata e datata 1606, per la Collegiata di San Biagio, quasi certamente dipinse anche la pala per l’ospedale della SS. Annunziata raffigurante Cristo orante nell’orto e pure una piccola immagine della Madonna che fu collocata nell’aula capitolare di San Biagio ma di cui non ho altre indicazioni.
Tornato a Roma, riprese i lavori nella Basilica di San Pietro. Dal settembre 1607 ai primi del 1609, insieme a Lodovico Martinelli, Donato Parigi e Rosato Parasole, ai quali si aggiunse più tardi Francesco Zucchi, furono realizzate le figure degli angeli adoranti e degli angeli con gli strumenti della Passione.
 
Nel 1609 insieme a Ranuccio Semprevivo, Rosato Parasole, Cesare Rossetti, Francesco Zucchi, Cesare Torelli e Donato Parigi, ai quali si aggiunse più tardi anche Paolo Rossetti, partecipò all’esecuzione delle decorazioni di angeli, maschere e ghirlande sul tamburo della cupola.
 
Nel 1610-1611 e 1612 fece sulla volta della cupola grande le figure di San Giovanni Evangelista, Sant’Andrea e San Filippo.
 
Le decorazioni a mosaico della basilica furono completate nella primavera del 1612 e le impalcature furono tolte dalla chiesa ai primi dell’estate dello stesso anno.
 
Nel 1617-18 restaurò il frammento del mosaico della navicella di Giotto, che era molto deteriorato.
 
Dal 1619 al 1621 fu nominato muniziere della Fabbrica di San Pietro con l’incarico di fare e distribuire gli smalti e le tessere per i mosaici.
Nel 1618 è registrato sugli Stati delle anime della parrocchia di San Lorenzo in Lucina, abitante in Vicolo di Monte d’Oro con i nipoti don Giuseppe prelato, don Annibale prelato e Ippolito pittore.
 
Vicolo di Monte d’Oro era adiacente al Palazzo di Campomarzio, che i Borghese avevano avuto in dono nel 1613 dal papa Paolo V e dove abitava il cardinale Scipione Borghese insieme agli altri parenti, gli zii Francesco, generale della Chiesa, Gianbattista, capitano di Castel Sant’Angelo e il cugino Marcantonio, principe di Sulmona.
 
Marcello Provenzali fu protetto in modo particolare dal cardinale Scipione per il quale fece una serie di mosaici in forma ridotta, sul tipo dei mosaici da cavalletto.
 
Provenzali abitò sino al 1625 in Vicolo di Monte d’Oro, dopodiché si trasferì a Palazzo Borghese entrando a far parte della famiglia come gentiluomo al servizio del Principe di Sulmona.
 
Egli fece parte della Congregazione di San Luca di pittori e scultori di Roma. Sull’elenco degli artisti in data 29 giugno 1626 compare il suo nome
 
Egli restò in Palazzo Borghese sino alla sua morte, che avvenne il 4 giugno 1639. Fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo in Lucina.
 
Fra soli 2 anni, nel gennaio del 2026, ne ricorrerà il 450° anniversario della nascita, sarebbe auspicabile che la nostra Cento organizzasse manifestazioni per celebrarlo, vista l’impossibilità di poter ospitare in mostre la maggior parte delle sue opere (per ovvi motivi) con mostre fotografiche, con convegni di studi ma soprattutto rendendogli giustizia ristampando corretti gli stradari posti agli ingressi della città dove oggi, colpevolmente, la via a lui dedicata è stata omessa.
 
foto – trasfigurazione Collegiata di San Biagio in Cento
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