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IL SILENZIO È DOLO – SIAMO L’ITALIA CHE SCEGLIE IL CORAGGIO

By on Dicembre 13, 2016 0 1221 Views

Nell’ambito della manifestazione per il 26 anniversario della strage dei Salvemini (6 dicembre 1990), il 3 dicembre a Casalecchio di Reno, presso la Sala del Consiglio Comunale, è avvenuta la premiazione del concorso “Il silenzio è dolo – Siamo l’Italia che sceglie il coraggio”, concorso nazionale rivolto ai ragazzi e alle ragazze delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado per promuovere la cultura della legalità, della partecipazione e della cittadinanza attiva attraverso i linguaggi creativi giovanili. Due scuole centesi tra i vincitori: un primo premio della giuria tecnica alle Scuole “ F.lli Taddia” e un primo premio alla giuria “on line” per l’Istituto Comprensivo “Il Guercino”. Questo importante risultato ci permette di riflettere con la dirigente dell’Istituto comprensivo “Il Guercino” di Cento, Anna Tassinari, sul tema della scuola e della legalità.
“Il tema della legalità è un tema molto sentito da tutte le scuole del centese che partecipano, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale ad un progetto che permette a Carabinieri, Polizia Postale, Finanza, Operatori Sert e Promeco di presentare nelle scuole vari aspetti della legalità, dalla prevenzione alle dipendenze alle insidie dell’uso/abuso della rete. A questo, si aggiungono le proposte dei Vigili di Cento, di Libera e dell’Associazione per la Pace del Cento Pievese. La partecipazione a questo concorso è stata quindi un valore aggiunto ad un’ampia progettazione territoriale. I ragazzi dell’attuale III F hanno elaborato il concetto di legalità verso il rispetto dei diritti civili e del diritto allo studio; hanno interpretato, attraverso 3 tableaux vivants, alcune delle più importanti opere pittoriche dei secoli scorsi legandoli alla vicenda di Malala Yousafzai. La storia di questa piccola grande donna, premio Nobel per la Pace nel 2014, ha appassionato questi giovani lettori: una sua frase, divenuta icona di un’idea di rivoluzione semplice e travolgente: “Prendete i vostri libri e le vostre penne, sono la vostra arma più potente. Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo”. Quindi i ragazzi hanno interpretato, in chiave moderna, alcuni quadri, collegandoli alla storia della ragazzina: la “Libertà che guida il popolo” di Delacroix realizzato nel 1830, è stato trasformato nel tableau vivant che è stato chiamato “L’istruzione che guida il popolo” e che lo guida verso la salvezza da una condizione di paura e ignoranza, verso la libertà dalla subordinazione della donna in alcune aree del mondo, verso un futuro di speranza e di crescita per tutti gli uomini e le donne di domani, che, guidati dalla luce dei libri, delle penne e di tutti coloro che, con impegno, determinazione e coraggio, porteranno avanti un progetto di istruzione nonostante le difficoltà e i pericoli, riusciranno a costruire un futuro migliore per ciascuno di noi. Il secondo tableau vivant parte da un’altra delle frasi di Malala: “Non sarò ridotta al silenzio dai talebani. Quando mi hanno sparato la paura è morta così come l’essere senza speranza” che ha portato a pensare ad una celebre opera di Munch: “L’urlo”, realizzato in più versioni a partire dal 1893. L’opera, che porta con sé tutta la carica di angoscia e di smarrimento che può colpire la società, è stata la chiave di lettura per analizzare la storia di un popolo che deve rinunciare all’istruzione e che si troverà ad essere smarrito, impoverito, disumano, esattamente come le forme dei volti di ragazzi che deformandosi perdono la naturalezza che gli è propria e si presentano ossuti, terrorizzati, disorientati. L’ “Urlo per dire basta” si presenta su uno sfondo dove anche i colori sembrano schegge impazzite: il rosso del sangue che si mescola al verde, al blu, al bianco e che generano insieme colori nuovi, per uno sfondo caotico e complesso in cui le linee si perdono, si avvolgono e si sovrappongono, simbolo di un caos che risucchia come una voragine dentro di sé chi abbandona la speranza e si adagia nella rassegnazione di una vita di rinunce. Infine il terzo tableau vivant in cui i ragazzi rappresentano il detto “Non vedo, non sento, non parlo” fonde in sé più elementi del pensiero di Malala, da un lato l’importanza di ciascun organo del nostro corpo su cui lei stessa ci invita a riflettere quando afferma che: “Non ci si rende conto di quanto potere ci sia in ciascuno degli organi del nostro corpo finché non ne perdiamo uno”, esattamente come è successo a lei con la perdita dell’udito dall’orecchio sinistro. A questo aspetto abbiamo legato il discorso che ha tenuto quando le è stato attribuito il premio Nobel, quale messaggio universale ed eterno di speranza, verso un futuro migliore che sia il più lontano possibile da mutilazioni non solo fisiche e che colpiscono tutti coloro che si arrendono ad una realtà di ignoranza imposta con le armi: “Diamo inizio a questa fine. Che finisca con noi. Costruiamo un futuro migliore proprio qui, proprio ora”. Di queste tre proposte, è stata premiata la prima.
Quanto è importante per la scuola partecipare a queste iniziative?
La nostra scuola partecipa ai concorsi ma come mezzo per confrontarsi e come occasione di elaborazione di competenze. La partecipazione ad un’iniziativa del genere richiede rielaborazione, attività interdisciplinari, collaborazione tra diversi insegnanti. E’ un progetto che stimola le competenze chiave di cittadinanza. Nel precedente anno scolastico abbiamo avuto grosse soddisfazioni con la vincita di vari concorsi di poesia e questo, che è stata una grande sfida in quanto ha permesso la discussione di importanti temi, come il diritto allo studio, diritto negato a tanti bambini e ragazzi. I ragazzi della classe III F hanno partecipato con grande sensibilità a questa iniziativa ed hanno deciso di dedicare la loro aula, dove hanno vissuto la scuola per tre anni, a Malala. Credo sia importante anche questa volontà: la propria aula, un’aula semplice, ordinaria, dove il diritto allo studio viene garantito ad alunni provenienti da diversi paesi, non un grande laboratorio che sarebbe stato di maggiore impatto.
Ci sono altre iniziative nella scuola che contribuiscono ad approfondire le competenze di cittadinanza?
Ogni scuola elabora il proprio piano di offerta formativa e questo punto è importante per tutte le scuole, dall’infanzia alla scuola secondaria di II grado. L’istituto comprensivo ”Il Guercino” quest’anno ha investito molto sui laboratori teatrali. Nella scuola secondaria sono iniziati due percorsi: un gruppo sta lavorando con il regista Marco Cantori per presentare il 30 gennaio 2017 alla Pandurera lo spettacolo “Razza Ariana”, una riflessione sulla giornata della memoria e sul rispetto dell’altro. La manifestazione è patrocinata dal Comune di Cento, con un contributo di Coop. Un altro gruppo continua l’esperienza ormai pluriennale del metodo “Teatro Cosquillas” del registra Massimo Piva, promotore di un modello di teatro come strumento formativo. Queste le iniziative più evidenti che si intersecano con attività di lettura e scrittura creativa e altri laboratori di pari importanza, effettuati in orario extra scolastico. Svolgiamo un progetto anche con la Casa Circondarile della Dozza dove si affronta il problema del carcere minorile come prevenzione alla micro criminalità e alla luce della solidarietà.
Progetti per il futuro?
Lavorare in una scuola, per i ragazzi, è già un progetto per il futuro. E’ contribuire a creare il mondo di domani. Non mi sembra una cosa da poco.
ANNA TASSINARI

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