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AROLDO BONZAGNI…. PITTORE DAI TRATTI ELEGANTI MA DI POLSO!

By on Settembre 25, 2022 0 225 Views

Aroldo Bonzagni nato Candini nasce a Cento il 24 settembre del 1887 da Angela Gilli e da Angelo Candini, fornaio 37enne di Sant’Agata Bolognese, di cui nient’altro si sa, tanto che nel 1898 Angela Gilli sposa il 51enne Felice Bonzagni con la conseguente legittimazione di Aroldo che a 11 anni cambia il proprio cognome;

Ben presto diventa uno dei protagonisti dell’arte italiana degli inizi del ‘900.
Aroldo Bonzagni può essere definito il talento più vivace del modernismo novecentesco: “era pittore elegante ma di polso, disegnatore assiduo e penetrante, capace di fare della buona satira sociale e politica, inventore del genere ancora quasi nuovo della pubblicità”.

La sua breve esistenza d’artista si intreccia con le avanguardie storiche; a Milano, ove con la madre i fratelli e le sorelle si era trasferito nel 1903, frequentò l’Accademia di Brera; i suoi professori sono Cesare Tallone e Giuseppe Mentessi; i suoi compagni di studio, Carlo Carrà, Achille Funi, Aldo Carpi, Leonardo Dudreville, Anselmo Bucci e Carlo Erba.
Nel 1910 fu fra i sottoscrittori del primo Manifesto del Futurismo (insieme con Boccioni, Carrà, Russolo e Romani); e prese parte agli spettacoli serali in cui i futuristi declamavano i loro manifesti. Tuttavia, ben presto se ne distaccò e rivolse la sua attenzione alla rappresentazione della realtà.

Fu pittore della Belle Époque, ritraeva una società festante che frequentava il Teatro alla Scala, i balli in maschera e l’ippodromo di San Siro, ma anche le folle che alla domenica andavano a passeggiare ai Giardini Pubblici e che s’imbarcavano sul tram a due piani in partenza dai Bastioni per arrivare a Monza.
Nei nove anni in cui durò la sua parabola artistica lavorò instancabilmente. Vastissima la sua produzione grafica.

Dovendo provvedere alla madre e ai tre fratelli minori, partì per l’Argentina in cerca di fortuna, a Buenos Aires dipinse alcuni affreschi nella pista da corsa e lavorò per il periodico umoristico “El Zorro“, ma dopo un anno rientrò a Milano per aprire uno studio in via Stradivari. Qui la sua pittura ebbe una svolta, il segno si fece più duro ed essenziale, la composizione semplificata, il tema sociale divenne preminente; lui ora guarda agli ultimi, ai mendicanti e ai suonatori di strada: “rifiuti della società” (come intitola un suo dipinto) ritratti nella loro rassegnata dignità.

Colpito dall’epidemia di febbre spagnola morì, a soli 31 anni, il 30 dicembre 1918 nella sua casa di Milano, l’ultimo giorno dell’anno del 1918, sfidando la neve e una pioggia gelata, una folla di amici e artisti eterogenei, in testa Arturo Toscanini suo amico ed estimatore, partecipò commossa al suo funerale nella chiesa di Santa Francesca Romana e accompagnò il feretro fino al Cimitero Monumentale, dove, l’anno successivo, l’amico scultore Adolfo Wildt gli dedicò un monumento funebre che sintetizza mirabilmente la sua poetica: ironia, satira e dolore.

Oggi Aroldo Bonzagni riposa insieme al padre adottivo, alla madre, alla sorella e altri famigliari in una cappella nel cimitero di Cento

Ma l’opera più importante per l’artista venne realizzata dalla sorella Elva nel 1959 quando a Cento fondò la Galleria d’Arte Moderna a lui dedicata, grazie alle prestigiose opere del fratello e di altri artisti a lui legati, che ella raccolse per la città natale dell’artista.

Dal 1988 La Galleria ha sede nel palazzo più rappresentativo della città, il Palazzo del Governatore. L’imponente edificio, restaurato appositamente, contiene un nucleo molto significativo di opere di Aroldo Bonzagni e una raccolta di dipinti, sculture e disegni che nel complesso testimoniano in modo esauriente il percorso dell’arte italiana del XX secolo.

Da tre anni però questa galleria non è più fruibile e non se ne vede una rapida soluzione, tutt’ altro, è evidente che da parte delle amministrazioni comunali che si sono succedute ( prima Toselli ed ora Accorsi) la riapertura di un punto culturale così importante non è nelle priorità del programma.

in foto la casa Natale del Bonagni
Grazie ad Andrea Gilli per le importanti ricerche storiche

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