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Era il Giugno del 1915 quando, nella Battaglia di Cima 383, perse la vita il centese Antonio Gamberini.

By on Giugno 13, 2024 0 68 Views

La Battaglia di Cima 383 si svolse su di un’altura in seguito denominata Poggio Montanari ora monte Prižnica, situata presso la località di Plava oggi in Slovenia, durante la prima guerra mondiale nel tentativo di occuparla si scontrarono per due anni l’esercito italiano e quello austro-ungarico.

La sera del 9 giugno 1915 due battaglioni della Brigata Ravenna della 3ª Divisione attraversano l’Isonzo su di un ponte di barche costituendo una testa di ponte sulla riva est e cominciarono la risalita della collina su di un terreno ricoperto di boschi e presidiato da un’unica compagnia di fucilieri austriaci di 200 uomini della I° Brigata da montagna della 18ª Divisione di fanteria. L’assalto italiano si smorzò quasi subito davanti al fuoco preciso dei fucili e dei mitragliatori ritirandosi e rinviando l’assalto al giorno dopo.

Il giorno 10 giugno l’artiglieria italiana cominciò un pesante bombardamento del territorio; alle 21:30 dopo il tramonto l’intera Brigata Ravenna, 6 compagnie, della 3ª Divisione composta da 6000 uomini diedero l’assalto a quota 383, la difesa austroungarica, composta a quel punto da un intero battaglione di circa 1000 uomini, soldati dalmati comandati dal maggiore generale Guido Novak von Arienti, riuscì a respingere l’assalto con un contro assalto, che costò molte vite tra i soldati italiani e li costrinse a rompere le file e a retrocedere verso le posizioni di partenza sulla riva del fiume, tra i tanti che non ritornarono il centese Antonio Gamberini.

Dopo appena 19 giorni di guerra Cento perse il primo dei suoi figli.

Nell’albo dei martiri e dei Caduti Centesi della Patria indipendenza viene ricordato con queste parole:

“Gamberini Antonio di Giuseppe e di Zanasi Catterina, nato a Cento nel 1894, di professione fornaio. Soldato nel 38° Fanteria, 3° Compagnia; in una fase particolarmente delicata dell’accanito combattimento avvenuto a Plava l’11 giugno 1915, scomparve senza fare più ritorno, continuando a vivere nel culto della sua famiglia, che ancora ignora la zolla che lo ricopre. Onore alla memoria del Primo Centese che ha iniziato la gloriosa schiera dei combattenti senza ritorno”

I genitori che gestivano il forno poi divenuto Gagliardi di via Gennari non si diedero mai pace per questa loro dolorosissima perdita ed il vecchio padre lasciò per sempre il cappello di Antonio all’ingresso del forno, nello stesso posto in cui l’aveva posato prima della partenza del suo viaggio verso la morte.

Grazie ad Andrea Gilli per le puntuali e preziose ricostruzioni storiche

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