L’ARTISTA CENTESE CHIARA COCCHI ESPONE A BOLOGNA
L’artista centese Chiara Cocchi, già conosciuta nell’ambiente artistico per aver esposto sia all’Hotel Danieli di Venezia una mostra nata dalla scoperta di luoghi segreti e dimenticati di Venezia, sia per diversi mesi in USA, realizza la personale “Avatar” al Museo della Musica di Bologna in Strada Maggiore 34 che verrà inaugurata venerdì 15 aprile alle ore 19,00 , con ospite d’onore Marcello Mariani al pianoforte con i suoi “Scherzi e improvvisazioni”.
Chiara, in arte Penelope, eclettica artista che spazia dalla pittura alla fotografia, scultura ed installazioni, di fronte alla proposta di una mostra negli spazi suggestivi del Museo della Musica, ha deciso, di ritorno in Italia, di muovere i suoi passi verso un tema tanto antico quanto contemporaneo: l’origine della musica.
Penelope parte da Pitagora e dall’antica Grecia, per dipanare le radici della musica intesa come produzione naturale e biologica dell’uomo, e arrivare a quel momento storico in cui questo “istinto” si trasforma in “cultura”…Ossia, quando vennero inventati i primi spartiti.
Una delle teorie di Pitagora meno conosciute riguarda la musica delle sfere celesti, la musica primigenia, che secondo il filosofo e matematico, viene prodotta dai pianeti e dalle stelle fisse, e che l’uomo non può sentire, ma solo “vivere” dentro al suo sangue. Scatta proprio da questa melodia segreta la pulsione dell’uomo, in qualsiasi cultura del mondo, di produrre suoni musicali, solo con ciò che la natura gli forniva. Le prime melodie stesse imitavano la natura.
L’artista ripercorre questa nascita, e realizza opere ispirate dal suo studio teorico, che ha sfociato nell’opera Numero Uno di questa mostra: il libro d’artista “Avatar. Dialogo con l’Universo”. Le opere saranno installazioni, dipinti, fotografie e sculture site-specific, e una chitarra elettrica Fender Stratocaster dipinta e decorata per l’occasione, che andrà a far parte della collezione più incredibile di Fender in Italia, un punto di distribuzione della casa americana.
Sfere di acciaio e vetro simboleggianti le sfere celesti andranno a comporre le due installazioni realizzate ad hoc per l’edificio storico di Strada Maggiore, e dipinti di macrocosmi (galassie, costellazioni, nebulose) si incontreranno coi microcosmi (atomi, cellule) per riconoscere le somiglianze dell’intero universo.
“Sì perché dopotutto, non siamo altro che polvere di stelle.”