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MACCAFERRI GIUSTO EREDE DI MOZZANI

By on Aprile 19, 2023 0 209 Views
In Aprile 2023 ricorre il 30esimo anniversario della morte di Mario Maccaferri erede dello spirito eclettico di Mozzani, riuscì nella sua vita ad influenzare l’ambiente chitarristico, musicale e anche quello industriale.
Chitarrista, concertista, liutaio, inventore ed imprenditore, con le sue idee, molte trasformate in brevetti, ha lasciato un segno tangibile della sua personalità.
Mario, il più giovane dei sette fratelli Maccaferri, sin da giovane dimostrò notevole attitudine alla musica, con particolare predilezione per la chitarra. Iniziato da solo lo studio dello strumento, in seguito si perfezionò presso la scuola centese di Luigi Mozzani.
Ottenuto nel 1926 a Siena il titolo di professore di chitarra, iniziò poco dopo un’intensa attività concertistica, riscuotendo subito lusinghiere critiche “per la sicurezza della tecnica congiunta ad un naturale sentimento”.
Dopo il 1930 si esibì soprattutto all’estero, fino a trasferirsi in Francia, dove tenne scuola e dove venne apprezzato anche da Segovia, il grande chitarrista spagnolo, che in un’intervista lo definì “il più grande dei chitarristi”. La sua carriera concertistica fu purtroppo interrotta da un banale infortunio alla mano. Ed a questo punto Maccaferri sviluppò la sua seconda attività, quella di liutaio, anch’essa appresa alla Scuola centese di Mozzani: su modelli del suo maestro, Maccaferri era diventato infatti anche un abile costruttore di strumenti a corda, “ottimi per sonorità e pastosità del suono”, con cui vinse molti premi.
Assunto come direttore tecnico della “Selmer”, la grande casa parigina esportatrice di chitarre in tutto il mondo, ne rivoluzionò il tradizionale modo di costruzione dello strumento.
Si trasferì poi negli Stati Uniti, dove avviò una piccola fabbrica di ance, cioè di linguette per i bocchini degli strumenti a fiato. Ma la guerra rese quasi impossibile l’approvvigionamento delle canne palustri usate per la produzione delle ance e così Maccaferri, che nel frattempo aveva conosciuto ed apprezzato le infinite potenzialità della plastica, inventò l’ancia di plastica, divenendone il fornitore per tutto l’esercito americano. Quel suo primo incontro con la plastica avrebbe poi influenzato tutta la sua futura attività.
Un giorno nell’estate del 1944 andando ad acquistare, su richiesta della moglie Maria, delle mollette da bucato scoprì che, a causa della guerra, le mollette non venivano più importate dalla Svizzera, ne intuì la necessità, ne costruì in plastica un prototipo che poi perfezionò e brevettò: tra il 1945-46 con la Mastro Plastics Corporation iniziò la produzione di mollette, e al 1951 ne furono prodotte circa 350 milioni.
Brevettò poi parecchi dispositivi ed apparecchiature per la fabbricazione e la modellatura della plastica, mettendosi a costruire con la plastica ogni cosa, dai tavoli alle tegole, dai giocattoli alle cassette per i registratori.
Tornò alla musica con l’invenzione che gli diede la maggiore notorietà, l’ukulele (cioè la chitarra hawaiana) in plastica, di cui la sua fabbrica sfornò ben dieci milioni di esemplari in quindici anni. All’ukulele seguirono poi altri strumenti in plastica, tra cui chitarre, banjo, tamburi, trombe e, negli ultimi anni di vita, il violino, che fece il suo debutto l’8 marzo 1990 alla prestigiosa Carniege Hall di New York. Tre anni dopo, le note del violino di plastica da lui costruito risuonarono ai suoi funerali.
Mario Maccaferri, un grande che meriterebbe di essere ricordato con l’intitolazione di una via, un odonimo in quanto memoria collettiva di storia cittadina.
grazie ad Andrea Gilli per il contributo storico
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