TROVATE MICRO-METEORITI NELLE TERRE CENTESI
Tra scienza e poesia:
Tutti sanno che tra la fine di Luglio e l’inizio d’Agosto nel cielo notturno si vedono le stelle cadenti: sono le Perseidi, chiamate anche “lacrime di San Lorenzo”.
In una serata limpida e in un posto buio, se ne possono vedere a decine e per ognuna si può esprimere un desiderio. Oltre all’aspetto poetico, le Perseidi sono scientificamente interessanti e tra i più curiosi nasce il desiderio di capire da dove vengano, di cosa siano fatte e il perché quelle lunghe scie luminose.
Durante l’anno, in realtà, le stelle cadenti sono sempre presenti ma in alcuni periodi la loro frequenza aumenta. Succede quando la Terra si trova a intersecare i frammenti lasciati da una cometa: il fine pulviscolo penetra nell’atmosfera terreste a migliaia di chilometri all’ora, incendiandosi e generando la bella scia luminosa.
Gli studi e le statistiche indicano che circa il 10%-20% del materiale incendiatosi raggiunge la superficie terrestre, in un anno si parla di 10.000 – 30.000 Ton di materiale su tutto il globo.
Finito il bellissimo spettacolo delle lacrime di San Lorenzo, gli Astrofili Centesi hanno deciso di andare a caccia di questo finissimo materiale. Alla ricerca delle meteoriti hanno partecipato tutti, dai soci più giovani di 6-10 anni a quelli over 40. Il raccolto è stato abbondante!!!
Sul territorio centese sono state raccolte diverse micro meteoriti, questo è il nome tecnico del fine pulviscolo, alcune di dimensioni minuscole (alcuni micron), altre più interessanti ed una di circa 0,35 mm. Quelle più grandi, per il loro interesse scientifico, sono state spedite ad un laboratorio di analisi, per conoscerne l’esatta composizione chimica e per avere alcune foto al microscopio elettronico con immagini più definite. Le foto allegate all’articolo sono state eseguite con un microscopio ottico a 40x. I risultati delle analisi saranno disponibili ad ottobre, nel frattempo gli Astrofili Centesi vi aspettano all’Osservatorio Astronomico di Cento per passare belle serate tra scienza e poesia.
l’Articolo è a firma Thomas Mazzi