UN RE AL CARNEVALE DI DECIMA
La prima sfilata del carnevale di San Matteo della Decima risale al 1888. Dagli anni successivi, tra interruzioni dovute alla guerra, a difficoltà organizzative e alla mancanza di capannoni per costruire i carri, la manifestazione riprende con regolarità dal 1962 arrivando fino ai giorni nostri.
Dagli anni 70 i temi “stucchevoli e sdolcinati” del carnevale hanno ceduto il passo alla voglia di denuncia, di affrontare con ironia e paradosso, i temi delle cose che non vanno, dei mali che affliggono il mondo, lasciando alle graffianti Zirudelle il compito di rincarare la dose. Il cambiamento del costume, le nuove mode, le crisi, le riforme, il malaffare, la politica l’ecologia e tanto altro, hanno tenuto banco e continuano ed essere oggetto della satira carnevalesca.
Nel 1888 i promotori della prima sfilata carnevalesca di San Matteo della Decima non ebbero nessuna titubanza nell’individuare la maschera del nascente carnevale. All’unisono la scelta cadde su Fagiolino: il divertente, furbo e arguto personaggio del teatro dei burattini, che ne sapeva una più del diavolo e riusciva a risolvere qualsiasi situazione anche la più difficile e impegnativa. Nel 1873 i persicetani scelsero Bertoldo come simbolo del loro carnevale, mentre San Mattero della Decima scelse Fagiolino che, con il passare degli anni, venne trasformato in Re Fagiolo: un monarca dai poteri taumaturgici, con il compito di governare un regno fantastico che esiste soltanto per lo spazio di un carnevale: il regno di Castella. Tradizione vuole che Castella non sia soltanto una proiezione della fantasia, una realtà inventata per dare una cornice suggestiva alla festa di carnevale. È anche una specie di cornucopia in cui sono gelosamente custoditi in tutta la loro genuinità i valori semplici, le verità schiette, gli orizzonti finiti e tranquillizzanti del mondo contadino, con le sue regole consolidate, il modo tutto suo di pensare la vita. Così viene delineata la figura di Re Fagiolo in una zirudella: L’è al ritrât dna gran alegrèza, Dla salût, dla cuntintèza.
Il carnevale di San Matteo della Decima è caratterizzato da due peculiarità: la zirudella e lo spillo. La manifestazione ha inizio con la lettura della zirudella di Re Fagiolo: un componimento dialettale che è spesso un invito all’allegria, all’abbondanza, alla generosità, alternando frasi di denuncia, sempre in modo ironico, puntando il dito verso quello che “non gira per il verso giusto”.
Terminata la lettura inizia la sfilata dei carri che si fermano a turno nel centro della piazza di fronte ad una giuria di esperti che ha il compito di stilare una classifica e aggiudicare l’ambita bandiera bianca e il gonfalone di Re Fagiolo di Castella. I rappresentanti delle società leggono la loro zirudella prima dello spillo del proprio carro, ossia il momento in cui il carro si trasforma. La società “Galli” è rinomata per aver presentato, nel lontano 1937 il soggetto “Dal paese di Bengodi”. Sul carro capeggiava un grande e artistico budino che, al momento dello spillo, mediante complicati meccanismi si aprì in otto parti facendo apparire al suo interno le più belle ragazze del paese. Grande fu la sorpresa ma ancor più fece meraviglia il copioso gettito consistente in ciambelline, zuccherini, biscotti, raviole e altri prelibati dolciumi che allora, con la fame imperante, era una vera e propria manna.
Col passare degli anni le tecniche utilizzate per gli spilli furono sempre più raffinate; unitamente alla meccanica vennero introdotti sistemi di comandi pneumatici ed oleodinamici, poi integrati con tecnologie d’avanguardia basati sull’elettronica e sull’informatici.
Vi invitiamo a vedere il nostro carnevale, non appena sarà possibile, per ammirare non solo i bellissimi carri ma anche il meraviglioso spillo capace di emozionare grandi e piccoli.